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8. Vashlovani - parte 1

Aggiornamento: 19 feb 2023

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Visitare le aree protette di Vashlovani non è così semplice. Sono raggiungibili solamente con un fuoristrada dopo 60 chilometri di strada sterrata, spesso fangosa e solo dopo essersi registrati presso il centro visitatori e la polizia di frontiera. Infatti il sistema di riserve - che chiamerò Parco Nazionale di Vashlovani, ma è un insieme di aree con vari livelli di protezione poste nell'estremità sud est della Georgia - confina direttamente con l'Azerbaijan.

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Quindi il mattino mi reco alla sede amministrativa del parco dove un'addetta, in inglese e molto cordialmente, mi prepara le carte da consegnare alla polizia di frontiera e mi illustra alcune informazioni sul parco. Io immaginavo di andarci in auto e poi girarmelo un po' a piedi campeggiando una o due notti, ma l'operatrice mi fa capire che le distanze sono notevoli e inoltre si può pernottare solo in alcune aree. Qui come in ogni altro parco nazionale georgiano, per poter accedere bisogna prima registrarsi, pagare una piccola quota per l'accesso, una piccola quota per ogni pernottamento previsto all'interno del parco e mostrare la ricevuta ai rangers ogni qualvolta lo chiedano. Nei parchi georgiani si ha davvero la sensazione di essere in un'area speciale, non come da noi. Se sprovvisto di ricevuta, i rangers sono autorizzati a sanzionarti e accompagnarti fuori dal confine del parco. Nino - questo è il nome sul tesserino appeso al collo - mi raccomanda di avere un GPS con mappa offline, cibo e acqua, di stare attento ai serpenti velenosi e mi ricorda che là non ci sarà niente e nessuno a cui rivolgermi se non alle postazioni dei guardiaparco. Mi fa compilare alcuni fogli, acquisto una mappa - è rimasta solo in lingua georgiana - e mi spedisce alla stazione della polizia di frontiera, a qualche chilometro di distanza.

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Consegno tutte le carte al piantone, il quale le consegna a un militare che le porta negli uffici e mi viene detto di aspettare cinque minuti. Il cielo è limpido ma un venticello gelido mi fa congelare il naso e le guance. Passano una quindicina di minuti e un militare esce con il mio pass. Se non fossi stato solo immagino ci sarebbero volute delle ore. Ad ogni modo ho tutto, pass, biglietto del parco, cibo, acqua e serbatoio della benzina pieno...posso partire!

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La "fatica" principale nel raggiungere il parco è...che arrivarci è troppo bello! Continuo a fermarmi meravigliato da quella bellezza incredibile. Come il giorno precedente il Caucaso mi circonda completamente per centinaia di chilometri. Non c'è fotocamera od occhio in grado di guadagnare quella vastità. Non si può descrivere, non si può mostrare fotograficamente né in video. Non si può spiegare il silenzio e raccontare le sensazioni che si provano.

La strada per fortuna non è troppo bagnata perciò risulta abbastanza scorrevole, anche quando si iniziano ad affrontare delle pendenze più importanti. Le colline dolci sono cosparse di greggi e di mandrie, più in basso, nella vasta piana, piccole piantine di grano danno pennellate di verde brillante al panorama.

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Quando arrivo circa nei pressi del confine del parco. Parcheggio l'auto e cammino per una decina di chilometri su delle colline affacciate su dei calanchi spettacolari. Sopra di me volteggiano grifoni in cerca di carcasse di pecora o agnelli abbandonati.

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Torno al Subaru e mi dirigo verso la Valle degli Orsi, un aggrovigliamento di canyon e calanchi cosparso di piante di pistacchio e particolari ginepri endemici. Lungo la strada raggiungo una casetta dei rangers, mi si parano davanti e mi chiedono il pass. Mi fanno attendere qualche minuto dopodiché uno mi chiede dove intendo andare. "Nella Valle degli Orsi," rispondo "poi penso di tornare indietro e andare a campeggiare sul monte Vashlovani dove c'è l'altra stazione dei rangers." Uno dei due guardiaparco, in inglese, mi dice di fermarmi al ritorno, così da dargli un passaggio fino all'altra stazione di controllo. Annuisco, mi dice che mi aspetterà nell'arco di un paio d'ore, saluto e mi rimetto alla guida.

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Ecco, qui la strada comincia a farsi tosta, rispolvero in fretta tutte le nozioni del corso di guida fuoristrada che ho frequentato, imposto l'auto in modalità estrema e percorro tutta la valle senza grossi problemi. La valle, veramente frequentata da orsi che si cibano prevalentemente di pistacchi e bacche, è qualcosa di spettacolare. Delle pareti di argilla alte centinaia di metri riflettono i raggi del sole della sera.

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Guido sul greto di un torrente che evidentemente vede l'acqua solo di rado. Qui trovo un pastore che pascola alcune vacche magre e di tanto in tanto incontro carcasse di pecore spolpate. Arrivo sul fiume a poca distanza dal confine, dove c'è una fattoria. Quando uno dice "vivo in culo ai lupi", non lo direbbe più dopo aver visto dove vivono questi. Scatto un po' di foto e torno a ritroso.

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Come promesso mi fermo alla casetta dei rangers. I due forestali si salutano, uno si mette in testa il cappellino d'ordinanza, prende un fucile appoggiato al muro - direi un'arma vecchiotta - e sale in macchina. Odora di vino ma parla qualche parola in inglese neanche troppo male. Mi dice che è andato a trovare un suo amico ma che la sua postazione è un'altra.

Lungo la strada incontriamo diverse greggi di pecore, il guardiaparco mi chiede di fermarmi e si fa una chiacchierata con un pastore, mentre i cani incazzosi ci abbaiano contro. Si salutano, ci riavviamo e il ranger mi dice che in questo periodo i lupi sono molto aggressivi e attaccano anche in pieno giorno. Mi dice che lo fanno sempre tra il periodo degli amori fino alle nascite in primavera, dopodiché non sono più così aggressivi. Quello è il motivo per cui gira col fucile, "mi piace vivere" dice sorridendo e accarezzando la canna dell'arma.

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Poco più avanti mi fa fermare in un punto panoramico. È bellissimo. Si vede l'area protetta a regime speciale dall'alto e, poco più in là, si elevano le montagne innevate dell'Azerbaijan, che si slanciano a ovest verso l'Armenia. Alle mie spalle invece c'è il Caucaso settentrionale. Bellissimo, anche perché manca poco al tramonto. In dieci minuti raggiungiamo l'area campeggio dove c'è anche la casetta dei guardiaparco.

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Il tipo si presenta - Georg - e mi invita ad entrare. Mi presenta il suo collega - Abram - un po' più anziano, non sa l'inglese ma parla russo. Mi mostrano una cameretta con due letti un po' sudici e mi dicono che posso dormire lì invece che piazzare la tenda. Vedete, io la tenda l'ho portata in Georgia ma non l'ho mai usata. Non che non la volessi usare, ma ogni volta ho trovato qualcuno che mi ospitasse! La casetta, che da fuori sembra anche carina, moderna e tappezzata di pannelli solari, dentro è un po' sgangherata. Non c'è acqua corrente per cui in uno stanzino sono ammassati bottiglioni d'acqua da 5 litri. Per andare al bagno mi consigliano di usare quello esterno del campeggio oppure dietro il primo alberello. La corrente elettrica funziona solo per le luci, perciò sono pieni di powerbank. Comunque si trova in un luogo magico, con una vista strepitosa sul parco sottostante.

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Georg mi invita ad unirmi a loro per la cena. Ci tiene a sottolineare che tutto quello che mangeremo è naturale e fatto in casa, tranne le arance. Durante la cena, semplice ma deliziosa, ovviamente partono i brindisi. Io chiedo di poterli fare con un bicchierino più piccolo per problemi di stomaco. Ci avvicendiamo nel proporre brindisi solenni tra un boccone e una chiacchierata. Un po' alla volta entrambi iniziano a scaldarsi quando mi parlano dei territori occupati della Georgia. Praticamente ogni georgiano che ho incontrato mi ha esposto questo argomento con rabbia e delusione per come governo, Europa e Stati Uniti stiano non affrontando la faccenda. Loro però la prendono larga. Non parlano solo di Abkhazia e Sud Ossezia, ma anche della parte a sud e a nord della Georgia, occupate, un metro alla volta, da Azerbaijan, Armenia, Turchia e Russia. E qui esce fuori la parte populista e cospirazionista dei due rangers. Iniziano a mostrarmi video su Tiktok che dimostrerebbero che la guerra in Ucraina è una messinscena e che Zelenski è un caro amico dell'ex premier georgiano Saakashvili. Ecco, quando iniziano a parlarmi di Saakashvili si infervorano.

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Nonostante abbia governato dal 2004 al 2016 e abbia risollevato e portato innovazione nel paese dopo il crollo dell'Unione Sovietica, l'ex presidente è molto odiato. Credo fosse una specie di Berlusconi - soldi, donne, affari loschi - ma con modalità mafiose come omicidi, minacce, sparizioni di oppositori. Per loro sono le peggiori nefandezze, per questo ora è in carcere privato di cure mediche, nonostante non sembrerebbe essere proprio in forma. Georg per raccontarmi cosa ha combinato Saakashvili, alza la voce, gli occhi diventano rossi dalla rabbia. Tira fuori la croce di legno appesa al collo e baciandola grida "Saakashvili è il demonio!"

Per mimare il fatto che ammazzasse la gente, Georg apre il cassetto, tira fuori la pistola e mima di sparare. Per fortuna non la indirizza contro di me, altrimenti li saluterei e me ne andrei a dormire.

Per smorzare i toni propongo un brindisi alla pace e alla fratellanza - loro aggiungono "alla morte di Putin" - e torna un po' di serenità.

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Mi mostrano le loro famiglie, entrambi hanno tre figli. Passano una settimana a casa ogni dieci giorni nel parco. Lo fanno da vent'anni. Mi raccontano che ora è più tranquillo, ma che i primi tempi era molto pericoloso perché i bracconieri non si facevano problemi ad uccidere i guardiaparco. Il parco viene preso d'assalto da aprile a giugno e poi settembre e ottobre - d'estate fa troppo caldo - e molti visitatori lo percorrono a cavallo e in mountain bike. A piedi meno, distanze molto lunghe e pochi posti dove campeggiare legalmente. Ammettono che quella settimana sono e probabilmente sarò l'unico visitatore dell'area protetta.

Finalmente finiamo la bottiglia di vino, si può andare a dormire.

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3 commenti


mara.bridarolli
19 feb 2023

Ocio.....a come parli .....mi sembrano frizzantini 😄😉😉

Un abbraccio Mara

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Adriano Ischia
Adriano Ischia
18 feb 2023

ti fai voler bene da tutti .... bravo .

cavoli che parco ....

ciaooo adriano

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Gabriele Canella
Gabriele Canella
19 feb 2023
Risposta a

Qui è impossibile rifiutare la grande ospitalità della gente!

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Gabriele Canella

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