7. Ski camping a Khvamli
- Gabriele Canella
- 16 feb 2023
- Tempo di lettura: 8 min
Aggiornamento: 4 apr 2023


Social per davvero
Secondo me non vanno sempre demonizzati, 'sti cosiddetti social network. Nel mio caso Instagram è stato importante per la pianificazione e fondamentale per far nascere delle amicizie. Sono tre anni che cerco di partire per una traversata nel Caucaso con gli sci - cosa che come abbiamo visto non si è realizzata, almeno nelle sembianze originali - e per capire dove passare e come passare, ho cercato varie località su Instagram e ho osservato le foto postate abbinate a quella localizzazione o a un certo hashtag. In questo modo ho pututo farmi un'idea anche della possibile presenza di neve. In questa ricerca mi sono accorto che praticamente la totalità delle immagini invernali delle svariate località della Georgia e dell'Armenia erano state pubblicate da una manciata di persone, sempre le stesse. A questo punto mi sono messo a seguirle. In effetti in questo modo avevo la situazione sotto mano e in più scoprivo nuovi luoghi di cui non avevo idea dell'esistenza. Ad alcune di queste persone mi sono messo a scrivere per chiedere informazioni, ma non tutte sapevano l'inglese oppure rispondevano svogliatamente.

Non è stato così per Nino, una ragazza di Tbilisi amante della montagna. E attenzione, essere amanti della montagna e delle attività outdoor - mi sentirei di escludere da questa categoria quelle che prevedono un mezzo a motore - in Georgia, vuol dire essere uno dei quattro gatti. La Georgia è praticamente totalmente montana, ma vi sfido a incontrare sui monti un georgiano andare in mountain bike, praticare mountain running, scalare, fare alpinismo e sci alpinismo. Ci sono eh, ma con una ricerca non troppo approfondita potreste rintracciarli tutti sui social. Si pratica pochissimo sport, si snobbano tutte le vallate di montagna che non vedano la presenza di resort turistici. In alcune parti i giovani cominciano a rimboccarsi le maniche ed è lì che nascerà un sano turismo lento e sostenibile.
Nino, dicevamo, non solo mi ha sempre risposto con piacere, ma pubblica anche belle foto di ogni sua escursione. Quindi rispetto ad altri c'è stato più dialogo ed è nata anche un'amicizia a distanza. Ovviamente, come ospitalità georgiana vuole, appena ha saputo che sarei venuto in Georgia - loro la chiamano Sakartvelo - mi ha invitato a fare un trekking con lei e la sua compagnia.


Il monte Khvamli
Dovremmo essere in cinque, ma un'amica di Nino si ritrova con la febbre, quindi ci troviamo in quattro: oltre a noi due ci sono anche Nisi e Gio. Non sappiamo bene quanta neve potrebbe esserci nella località in cui vogliono andare, quindi nel dubbio loro prendono le ciaspole e io gli sci. Passano a prendermi davanti alla guesthouse - per fortuna, non ho passato una bella notte - il mattino presto, loro sono partiti da Tbilisi alle quattro. Nino ha preso cibo per tutti, Nisi e Gio hanno le tende, io mi sarei occupato di portare le cose più pesanti solo all'andata: le bottigliette di vino. Saliamo nella vallata di Lechkhumi, poco sopra Kutaisi. Il piccolo fuoristrada si arrampica finché la neve lo permette, Gio prova a mettere le catene - qui significa legare letteralmente delle catene alle ruote - ma non riusciamo ad avanzare molto. Così abbandoniamo l'auto, prepariamo gli zaini e saliamo. Mi dicono che dove andremo d'estate è un luogo gettonato. D'inverno non ci va nessuno. E non ci va nessuno perché nessuno ha le ciaspole! Scherzando ma forse non troppo, loro stessi dicono di essere gli unici quattro georgiani che fanno escursionismo invernale.



In pratica saliremo per circa 6 chilometri sulla strada asfaltata, poi ancora un paio su sentiero. In realtà ci accorgiamo subito che la neve è molta ed è...fantastica! Tanta tanta polvere leggerissima. Con gli sci sono più veloce perché sfondo molto meno - dannate ciaspole! - perciò cerco di batterla meglio che posso per dare loro una mano. Sono tutti e tre molto forti. Nesi in particolare rimane davanti e tiene un ritmo spaventoso. Lei non lo ammette, ma secondo Nino è la ragazza più forte della Georgia! Sta anche facendo un corso per diventare guida alpina. Facciamo pochissime soste e quasi tutte perché io mi fermo a bere...per loro forse non è comune bere mentre si cammina.


Il paesaggio è mistico. Infatti mi dicono che Khvamli significhi proprio questo. Faggi immensi e abeti sono statue di legno e gelo. Mi fermerei a fotografare ogni pianta. Nel giro di qualche ora, nella nebbia spettrale, arriviamo alla chiesa di San Giorgio, quasi sulla sommità del monte. Mi mettono in guardia, lì sotto c'è uno strapiombo immenso e pericolosissimo e anche tutto intorno bisogna stare attenti a buchi e pozzi - evidenza di fenomeni carsici - perciò rimango vicino a loro. La chiesetta, le campane e le croci sono congelate dalla calabrosa. L'impatto è molto forte. Decidiamo dunque di cercare un posto dove accamparci e vince un prato di fronte a un gruppo di alberi congelati.
Io sarei per pestare la neve prima di piazzare le tende, loro sono più per scavare un buco e piantarle all'interno. Siamo in Georgia, quindi cedo alla loro tradizione, anche se molto laboriosa. Scaviamo almeno un metro, ma sotto ce n'è ancora tanta. Collaboriamo nella realizzazione del campo e in un'oretta è tutto pronto. Tenda femminile e tenda maschile. In quella delle ragazze, un po' più grande, ci raccogliamo a mangiare. Io scelgo di non esagerare e prendo solo assaggini, rinunciando a un pollo con peperoni che dal profumo è la fine del mondo.


Arriva il momento di aprire il vino. Ecco, nelle mie condizioni non è raccomandabile bere alcool, li avviso e sembrano comprendere, un po' dispiaciuti.
Il punto è che in Georgia il brindisi è una vera e propria tradizione. Non è "alla salute!" oppure "a noi!" Il brindisi è un momento solenne, dove chi lo propone ci mette passione, inventiva e crea una specie di racconto con tanto di premesse. Dopodiché si beve un gran sorso o a blocco. E non si può bere un sorso alcolico senza un brindisi. Ogni volta è un momento bello è intenso. Quindi decido di unirmi con pochi millimetri di chacha - in pratica grappa bianca - che, non so perché, ritengo più benevola nei confronti del mio stomaco. Brindiamo a cose molto belle, come l'amicizia che nasce tra di noi, alla memoria dei nostri nonni, alla grandezza della Georgia, alla fratellanza dell'Italia con la Georgia in una prospettiva europea. Ovviamente tocca anche a me chiamare un brindisi e battiamo i bicchieri in onore delle emozioni che proviamo quando andiamo in montagna in compagnia e a quel momento così importante per me e bello anche per loro. Durante i brindisi non si scherza, qualcuno addirittura prega e ringrazia Dio. Si tratta di una tradizione molto bella.


Quando mi infilo nel sacco a pelo, ho solo una mezz'oretta di blocco allo stomaco, dopodiché mi addormento e dormo egregiamente per otto ore buone.
Il mattino è freschetto - siamo comunque a 1800 metri - e il cielo da un lato è limpido.


La vista sul Caucaso è da togliere il fiato e anche tutte le piante ricoperte da calabrosa sono arte. Dopo un caffè ed aver smontato il campo lasciamo gli zaini e ritorniamo alla chiesetta. Questa volta la visuale è notevole, compreso sul burrone. Una roccia enorme sembra un profilo umano, "ci sono molte leggende su questo luogo," mi dicono. Dopo le foto di rito già mi eccito al pensiero della discesa. Nino, Nesi e Gio saranno sicuramente più veloci nella discesa, adesso che il percorso a ritroso è battuto, perciò deciso di scendere e poi di tanto in tanto risalire qualche tratto per aspettarli e ridiscendere.
Beh, cavalcare la neve a tallone libero è una libidine. Tanto godimento. Nonostante lo zaino pesante mi diverto come un matto. E attorno è tutto magico.



Prima di arrivare all'auto ci fermiamo per gli ultimi brindisi in un posto dove domina il silenzio. Soddisfatti, saliamo in macchina e imbocchiamo la via del ritorno. Purtroppo succede un inconveniente - spacchiamo la coppa dell'olio con una pietra - ma Gio si adopera subito per far arrivare un taxi, andare a Kutaisi e ci offre pure la cena, mortificato. Si vede lontano un chilometro che è una buona persona. Tre persone squisite! Dopo aver mangiato dei deliziosi khinkhali, tocca salutarsi. Come ogni volta, sono contento di aver conosciuto belle persone ma triste di doverle salutare, forse per sempre, chissà! Anche questa è stata un'esperienza indimenticabile, come tutte le altre che ho vissuto finora. Spero di mantenere i contatti con Nino, Nesi e Gio.






P. S. Piccola nota a parte. Durante le giornate abbiamo parlato del più e del meno, confrontando situazioni italiana e georgiana. Sono scaturite un sacco di riflessioni su come noi italiani, in nome della sicurezza e del denaro, ci stiamo incatenando a norme, vincoli, prescrizioni, standard e burocrazia che non fanno altro che favorire solo alcuni privilegiati o chi ha veramente tanta pazienza e denaro.


Ho anche raccontato che sono cadute delle rocce su una strada comunale e come sempre prontamente il sindaco ha fatto un'ordinanza di chiusura. Si sono fatti grasse risate. "La Georgia dovrebbe essere tutta chiusa allora!" Non hanno tutti i torti. E non mi sono messo a spiegare che da noi chiudono pure i sentieri escursionistici per caduta massi. Per loro frane e caduta massi in montagna sono la cosa più ovvia e naturale. Poi magari sfasci la coppa dell'olio, ma fa parte dei rischi che puoi correre.












Rotta a sud est
Sono molto combattuto su come passare l'ultima settimana. Le previsioni danno neve praticamente ogni giorno su tutta la Georgia occidentale. Una bella opportunità per sciare. D'altra parte c'è una zona del paese che mi attira tantissimo: l'estremità più meridionale e orientale del Sakartvelo. Lì c'è un sistema di aree protette in una zona estremamente selvaggia e so che il paesaggio che si trova lì non ha niente a che fare con quello che si può trovare in Europa. Insomma la scelta è tra sciare in un posto simile ai precedenti o visitare un luogo assolutamente inedito per me. Decido di optare per le aree protette di Vashlovani. Lì stanno tornando a ricolonizzare gli habitat animali come gazzelle, leopardi e iene. Potrebbe essere l'ultima mia volta in Georgia, non posso perdermelo.
Per arrivarci è fondamentale noleggiare un'auto per qualche giorno - qui è facile e veloce noleggiare anche buoni veicoli - e scelgo una Subaru Forester. Il mattino il noleggiatore arriva davanti alla guesthouse con il subarino profumato. Con mia grande sorpresa, quando esco, sta nevicando forte e ci sono 10 centimetri di neve e Kutaisi si trova a 80 metri sul livello del mare. Non lo avevo previsto, so già che il viaggio sarà lungo. Infatti la strada che scavalca le montagne tra Kutaisi e Tbilisi è un macello. È in costruzione una moderna autostrada, ma la parte montana non è ancora ultimata e la strada è simile a un valico alpino, dove passano migliaia di tir. Infatti qui è il nodo di scambi tra Russia, Turchia, Azerbaigian, Armenia, Iran. È sulla via della seta ma anche a metà tra la penisola araba e Mosca, nonché a metà tra Mar Nero e Mar Caspio. Ovviamente ci sono per tutto il tratto montano tir schiantati, tir ribaltati, tir piantati, tir di traverso. Ho visto certi autisti realizzare una sorta di catene girando corde attorno alle ruote per provare almeno a mettersi a bordo strada. Sul punto più alto il vento è fortissimo ma e, come si comincia a scendere, il cielo si apre. Qui il vento di favonio è fortissimo e rimane così fino a Dedlopitskaro, dove passerò la notte, dopo otto ore di viaggio, anziché cinque.
Poco prima della cittadina mi tocca fermarmi. Il panorama è splendido. Tutto il Caucaso mi circonda per migliaia di chilometri. Mi scendono le lacrime per l'emozione. Sembra un abbraccio gigantesco e io lì, umile, a ringraziare quella meravigliosa catena montuosa che mi ha regalato tante tante emozioni uniche. E non è ancora finita!


sempre meraviglioso.. che spettacolo !
buona continuazione
Wow Gabriele.......che belle foto .....e le tue parole fanno capire benissimo la grade emozione che stai provando in questi posti incontaminati
Con tanta tanta ....invidia ....ti mando un abbraccio
Mara