3. Si comincia a sciare sul serio a Khulo
- Gabriele Canella
- 3 feb 2023
- Tempo di lettura: 5 min
Aggiornamento: 4 apr 2023

Guest house Oasis
Tornike è una persona d'oro. Insieme alla madre, che insegna in una scuola vicino casa, porta avanti la guesthouse. In Georgia non sono semplici bed&breakfast. Spesso nelle guest house puoi ricevere anche pranzo e cena, spesso condividendo non solo spazi ma anche momenti. Il proprietario è un ragazzo che conosce 5 lingue - suo padre mi ha raccontato orgogliosamente che ha studiato greco antico, sa il turco, parla bene inglese e conosce il russo - ed è il direttore dell'ufficio turismo del comune. Oltre ad avere questa doppia occupazione, ne ha una piuttosto faticosa: ha due figli di meno di due anni. Un giorno l'ho visto provato, avevo sentito i bimbi piangere e gli ho chiesto se riusciva a dormire. Mi ha risposto che ovviamente no. Però, come anche la madre, è molto premuroso e ci tiene che sia tutto a posto. Una sera mi dice "ho paura che tu non sia soddisfatto".
Invece eccome che sono soddisfatto.


Anche il secondo giorno, il mattino, carica in macchina me, la sorella Miranda e il figlioletto Nikoloz. Loro vanno al lavoro, Niko al Kindergarten. Mi allunga poco sopra Khulo ma su un versante esposto a nord. Anche oggi mi raccomanda la zona che va da lì ad altri due paesi, senza salire. Qui la situazione è completamente cambiata, con neve polverosa e veloce. Vado a caso tra le viuzze del paese, percorse solo a piedi, poi prendo una stradina che sale sui prati, esposti perfettamente a nord. Ogni volta che scollino si apre un'altra area aperta e già immagino la discesa. Salgo ancora, il bosco diventa una faggeta bella ampia. Quanto cavolo è bello fare sci escursionismo tra i faggi?


Proprio mentre me lo chiedo, mi imbatto in una pista di qualche animale. Lungo la traccia ci sono gocce di sangue. Dalla forma può essere la pista o di un cane o di un lupo. Un passaggio stretto mi obbliga a seguire la traccia per un centinaio di metri. Ad un tratto, quella che sembrava la pista di un solo animale, si presenta per quello che è: almeno quattro lupi - o al massimo cani - si sono rotolati nella neve e orinato qua e là, prima di reallinearsi e procedere nella neve. Ammetto che mi è salita un po' di ansia. Nella neve polverosa non si poteva certo datare il passaggio di quegli animali. Prendo la direzone opposta e comincio a pensare vie di fuga. Beh, in discesa sarei stato certamente più veloce. Poi comincio a tenermi nei pressi di alberi su cui arrampicarmi. Arrivo addirittura a pensare che la difesa più efficace sarebbe svuotare il tè bollente della thermos addosso all'aggressore. È assurdo perché non ho paura dei lupi, ho dormito più volte in tenda in zone dove sono presenti, il giorno precedente Kako mi ha detto che non ci sono mai stati problemi, conoscenti georgiani che praticano trekking non li hanno mai visti. Eppure è bastato l'anmonimento di David e di Tornike per risvegliare paure ancestrali. Questo dice molto sul potere dei media nel trattare il tema.


Mentre penso a tutto ciò arrivo al culmine della montagnola, a circa 1500 metri. La vista sulla vallata è strepitosa, si vedono anche le vicine montagne turche belle innevate. Inutile dire che la discesa è stata eccezionale. Ritorno più o meno a ritroso, ma prima di tornare al paese imbocco una strada pianeggiante con una spanna di neve morbita, perfetta per tirare un bel passo alternato. Dopo un po' si passa accanto ad alcune case. Noto che i camini sono accesi, ma attorno non ci sono impronte se non per raggiungere la catasta di legna. Questo significa che quelle persone passano l'inverno chiuse in casa, con le scorte dei propri prodotti.

Questo mi inquieta, perciò accelero e vado oltre. Non passa molto che dalle case più in basso sento chiamare. Faccio finta di niente e proseguo. Percorro altri cento metri e rimango impietrito da una scena raccapricciante. Resti di macellazione di più vacche sono stati abbandonati sulla stradina. Tutt'attorno sangue, escrementi e impronte di canide di ogni dimensione. Ecco, questa sì che può essere una situazione potenzialmente pericolosa. Mai avvicinarsi alla pappa di un carnivoro.
Faccio inversione, giro dietro la collina e mi lancio in discesa.


Consulto il gps e decido di tornare passando da dei paesi più in basso. La stradina scende proprio accanto alla scuola di Dzirkvadzeebi. Dei bambini, vedendomi passare mi salutano e si mettono a ridere. Li saluto, mi giro e vado loro incontro. Proviamo a comunicare, non ci capiamo, allora ci salutiamo e mi rimetto in marcia. Da lì in poi cerco le chiazze di neve rimaste e riesco ad arrivare poco lontano a Khulo.


Attraverso il centro a piedi con gli sci in mano, mi sento un marziano. Qualcuno osserva e abbassa lo sguardo, qualcuno ride, altri si consultano a vicenda. Sono l'unico turista di Khulo, l'unico che abbia mai sciato nei loro paesi, uno straniero che fa cose strane. Ha circa mille e duecento abitanti, poco di più di Cogolo - dove abito, in Val di Peio - ma è totalmente diverso. Ci sono decine di negozietti, bancarelle, meccanici, ristorantini, rivenditori di ogni bene. Per strada è pieno di gente, pieno di bambini, pieno di ragazzi. Cogolo nemmeno in piena stagione turistica è così viva.

In centro a Khulo
Ho appuntamento con il padrone della guesthouse fuori dal suo ufficio alle 18, c'è ancora tempo. Mi siedo su una panchina nel parco di fronte al decadente municipio e riguardo le foto che ho scattato. Mi si avvicinano tre ragazzini incuriositi e mi dicono "Hello!". Allora chiedo se parlano inglese e mi dicono sì. Così finisce la conversazione.
Poco dopo mi si avvicina un bambino, guarda la mia macchina fotografica e mi fa "photo me, please". "Ok!" gli rispondo. Senza che dicessi nulla, si siede sulla panchina di fronte, gli scatto alcune foto. Poi si siede accanto a me, gli mostro le foto e fa un sorrisone. "Thank you!" e se ne va.


Si vola a Tago
Nell'attesa, mi ricordo del suggerimento di andare a Tago, il villaggio di fronte a Khuko, che d'inverno si può raggiungere con una funivia da brividi. Una microscopica cabina con un numero indefinito di posti (nel senso che finché ci sta gente, salga pure) attraversa i 1950 metri che separano Khulo e Tago, sospesa a 350 metri dal fondo della valle. Non dà moltissima fiducia, ma è un'esperienza bellissima, sia per la vista, sia perché la prendono come prendere un ascensore. Una persona da un lato in biglietteria, una dall'altro e sulla cabina un tizio che socchiude la porta a mano e con la radio avvisa quando farla partire.


La sera a cena trovo anche tre nuovi ospiti della guesthouse, lituani che vivono in Germania, molto simpatici e attenti a un certo tipo di turismo. Dopo cena vengo invitato nell'alloggio della famiglia a mangiare un delizioso pezzo di zucca cotto nel forno a legna. I bimbi continuano a piangere, i genitori sono stanchi, tolgo il disturbo.



N. B. All'inizio mancano un paio di chilometri, mi sono dimenticato di avviare il gps
Ciao Gabriele......che invidia che mi fai 😍😍aspetto trepidante le tue nuove avventure 🤗🤗🤗
è emozionante seguirti , bellissime le tue foto e le tue descrizioni sembra di essere li.
buona continuazione ,